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[SpotligHT] Le cronache di Ernia

Se è vero che le parole sono il potere dell'umanità, allora bisogna cominciare a riconoscere umanità nelle parole. Abituati forse a modelli di robotica sempre più umani, ai software intelligenti in grado di comprendere le nostre esigenze solo con un'intonazione, abbiamo obliterato il concetto di "carne ed ossa".
E allora perché negare un po' di umanità a quel tipo che prova a farci compagnia a ogni nostra partita, commentando come mai era stato fatto in Hattrick, le gare di qualsiasi tipo e a qualsiasi latitudine? Non lo ferma la pioggia, il gran caldo, il sovraffollamento che spinge la gente a portarsi la sedia da casa come in una partita con le folle oceaniche negli stadi degli anni '30.
A qualsiasi ora e in qualsiasi condizione, sbucherà con la sua divisa color ruggine il più famoso commentatore delle partite di manageriali on-line...

Due anni. Un’eternità in Hattrick. Il tempo vola e non ci si accorge di quello che c’è, di quello che c’era, di ciò che non c’è più, di quanto tutto è cambiato. Modifiche, novità, restyling vengono assorbiti con una velocità impressionante; ovviamente dopo le due-tre settimane di violente polemiche nei forum, da quelli nazionali a quelli globali e persino in quelli condominiali.
Può accadere che in questo turbinio di emozioni, sensazioni, annunci, ritrattazioni, aggiustamenti e insulti agli sviluppatori, qualcosa di queste modifiche e novità vada perduto.
Due anni. Tanto è passato dall’annuncio dell’introduzione del nuovo visualizzatore “Live” delle partite, che ha scaldato come al solito la comunità: dai brontoloni utenti dinosauri il cui unico interesse era quello di capire “come diavolo si torna al vecchio live?”, ai nuovi pulcini che si chiedevano “Che cos’è il live?”; dagli assedi in Global per rinfacciare agli HT (n.d.r. gli sviluppatori) della spendita fraudolenta dei soldi dei supporter su progetti inutili, ai lamenti delle prefiche sull’imminente morte di Hattrick dopo l’ennesima, nuova, inutile modifica.
Due anni, qualche centinaio, migliaio, milione di partite davanti allo schermo e nessuno mai che ha fatto la più curiosa, utile, spiazzante, domanda: ma chi è il commentatore? Come si chiama? Che cosa ha mai fatto nella vita per meritarsi la perenne (salvo cambiamenti, che in Hattrick, si sa, sono molto lenti) presenza come cronista nella pagina del live?

È giunto il momento di scoprire ciò che nessuno ha mai osato chiedersi, ciò che nessuno ha mai avuto il coraggio di domandare, ciò a cui nessuno ha mai avuto il coraggio di rispondere.
Perciò è giunto il momento di raccontare la storia e le cronache di Ernia.
Sì, si chiama così o almeno voglio credere che così si chiami, e già immagino quei tanti in preda ai dolori solo a nominare questa parola. L’avete visto Ernia come spunta fuori nella pagina del live? Teso come un palo di frassino, a causa probabilmente di una dolorosa omonima inguinale o discale, con quella faccia sempre sofferente, gli occhi inespressivi, il colorito cianotico, la bocca spalancata per il dolore nonché l’incapacità di rimanere in video se non per poco tempo. E non si capisce bene se effettivamente Ernia sia il nome, o sia il risultato della somatizzazione del disturbo medesimo che lo affligge.
Pare che Ernia si sia procurato la sua malattia professionale come magazziniere nel deposito delle idee balzane degli HT; oppure leggenda vuole che abbia spostato personalmente il denaro della vendita di Hattrick, caricandosi i sacchi di soldi sulla schiena. Il giovane Ernia forse era un promettente pubblicista, avrebbe voluto avere un futuro come giornalista sportivo, al pari di qualche vecchia gloria, ospite in trasmissioni tv locali e network nazionali. Invece il suo inizio non proprio travolgente è stato come correttore di bozze di manifesti funebri, non disdegnando di rintuzzare il suo scarno onorario facendo da vespillone: e infatti da quell’esperienza si porta dietro la sua uniforme da lavoro, un’uniforme che sembra uscita da un film di un qualche regista italo-americano, per dare un’apparente nota di eleganza alla più bassa manovalanza dei membri di qualche famiglia di secondo piano al soldo del “Padrino”. A proposito di abiti: se per qualsiasi utente è prevista la possibilità di modificare il proprio avatar, cambiarsi vestiti, barbe, baffi, tagli e cerette, Ernia dà sfoggio della più pestilenziale tra le abitudini, quella dell’abito unico, magari macchiato di ketchup sul bavero dopo aver ingurgitato il “panino dell’intervallo”, quando ha quel poco di tempo per rilassarsi.
Sarà per quel suo passato, come dire, un po’ ferale, che Ernia ha sviluppato una capacità di attaccare la peste con qualche suo commento poco accorto. Può capitare a volte, quando la gara ha appena visto l’alba della seconda frazione, il risultato ancora in bilico, veder spuntare Ernia con un commento che è la pietra tombale su qualsiasi speranza: “Stando così le cose la squadra X pare debba accontentarsi di partecipare alla coppa Mediterraneo”: praticamente una sentenza. A quel punto si può tranquillamente nell’ordine chiudere la pagina del sito, spegnere la radio hattrickiane se le ascoltate e lanciare il cellulare contro un povero passante, perché tanto le cose non cambieranno!

Oltre a questa sua patente da Chiarchiaro e alla sua inopinata capacità di parlare a vuoto, di illustrare l’evidente e sottolineare il manifesto, pare che il nostro Ernia si sia invaghito in passato dell’arte medica oppure, come fanno in molti, abbia ottenuto una laurea honoris causa su Google o una cattedra virtuale per aver seguito interamente le serie mediche televisive più importanti.
Infatti, qualcosa di Dr. House il nostro Ernia deve pure aver visto, soprattutto ripensando a quelle prime volte che qualcuno ha letto le diagnosi di Ernia in diretta. Più di qualche volta mi sono trovato personalmente— dopo aver superato lo shock dei primi istanti o aver raccolto gli svenimenti (ad andare bene) o le invettive (con varie modulazioni di gravità) dell’avversario di turno— a leggere commenti catastrofici sull’infortunio del portiere appena acquistato, del centravanti che avrebbe dovuto nelle intenzioni migliori far fare il salto di qualità alla squadra, del centrocampista pagato oltre il suo prezzo di mercato, del terzino sinistro fluidificante multiskill che può ricoprire tutti i ruoli dalla difesa al centrocampo. È ovvio infatti che leggere un commento del tipo “Non sono un medico ma credo che l’infortunio sia piuttosto grave, intorno alle 7-8 settimane” getterebbe nello sconforto e nella disperazione senza possibilità di rinvenire anche il povero Giobbe, che reputerebbe le sue piaghe e pustole come morsi di zanzare. Sperando nella sussistenza del battito cardiaco dello sventurato utente, dopo qualche minuto finalmente Ernia si dice in grado di riferire l’esatto bollettino medico: una sola giornata.

L’accanimento del nostro "radio-tele-live-cronista" sulle coronarie è pari solo alla quantità di colesterolo prodotto nelle grigliate ‘mmericane di qualche ristorante giustamente noto per la sua incidenza nelle statistiche nazionali delle morti per infarto. Chi vuole salvarsi da qualsiasi patema, fibrillazioni atriali, picchi di pressione, eviti di seguire il live e considerando l'età media dell'utente hattrickiano che avanza, comincia ad insinuarsi il sospetto che gli abbandoni possano avere origine nelle telecronache. Le azioni raccontate da Ernia, su mandato degli HT, sono impressionanti per la quantità di adrenalina che possono rilasciare in un organismo sano. I secondi diventano interminabili, per concludere un’azione Ernia dà sfoggio di capacità di cronaca che farebbero sfigurare persino la voce fuori campo di “Holly e Benji”, mentre in altre situazioni pare davvero di assistere alla grottesca e tambureggiante telecronaca di Nando Martellini dell’epica partita Inghilterra - Italia. Per fortuna, dopo uno stillicidio di previsioni, discussioni, sospensioni temporali, arriva la conclusione dell’azione: il più delle volte la certezza del gol diventa pura illusione, mentre quando tutto sembra essere finito per colpa di un palo, di una traversa o di una grandissima parata del portiere, ecco il gol piombare inaspettato o perlomeno arrivare dopo che tutto sembrava logicamente concluso.

Non si capisce se Ernia sia confuso, incauto oppure semplicemente sbadato a causa del suo poliglottismo: di certo non raggiungerà mai i picchi di certi telecronisti più patetici di Ernia che chiamano i giocatori per nome o aizzano la folla come dei capi-ultras. Almeno sotto questo punto di vista il nostro Ernia mantiene un’innegabile, diplomatico aplomb. L’esultanza di Ernia in tutte le lingue varia dal più classico “Goal!” per le telecronache inglesi, a “Rete!” in stile Tonino Carino, o un “But!” e “Tooor!” per francesi e tedeschi, mentre per le varie declinazioni spagnole si passa dai “¡Goool!” in spagnolo, al “¡GOL!” o “¡GOOOOOL!” nelle varie sfumature sudamericane o rioplatensi; l’unica cosa che resta immutata è la sua tipica espressione da visione mistica. Provate a guardarlo, concentratevi su di lui: a volte sembra che il suo sguardo vaghi in un'altra dimensione e non sul terreno di giuoco, regalandogli visioni che solo lui vede. Sarà sempre il poliglottismo a confonderlo ma qui (638106100) (e se non l’avete seguita, forse è il caso di rivederla in cassetta), il portierone tedesco non si capisce cosa faccia, se lanciare lungo o addirittura andare in avanti come un Higuita dei nostri tempi, varcare il centrocampo per poi crossare, a seconda delle lingue in cui decidete di far parlare, muto, il nostro Ernia.

Insomma, il nostro "radio-tele-live-cronista" è un caleidoscopio di emozioni, sempre pronto a prendere la forma della platea a cui si rivolge. Sarà per piaggeria, sarà per la sua connaturata propensione a voler essere un tutt’uno con il pubblico, il nostro Ernia prova a portare a casa ad ogni partita la sua misera pagnotta. Non importa che sia un torneo, un’amichevole o una finale di coppa: Ernia sarà presente, pronto a sbucare dallo schermo per raccontare, a modo suo, le emozioni della gara.
Spesso in passato un utente poteva essere scambiato per un paziente del film “Risvegli”: immobile, con una fissità inquietante negli occhi emulando uno stato catatonico, davanti alla pagina delle partite che non ne voleva sapere di raccontare qualcosa. Nonostante gli sforzi di siti esterni per rendere più movimentata la gara, nulla è paragonabile alle cronache di Ernia.
In fondo dopo le molte critiche per questo nuovo ingresso, credo che col tempo il popolo di Hattrick gli si sia affezionato, non fosse altro per quella sua capacità di resistere alle urla e agli insulti dell'utente di fronte ad un’azione mancata, un’espulsione o un gol subito. Sembra quasi che sia Ernia l’arbitro della gara, o la mano invisibile del motore di giuoco, l’accidentale epicureo.
In realtà è solo una pedina di questo mondo invisibile, lanciato alle luci della ribalta per confondere le acque.

Sono lontani i tempi di un sito che non ne voleva sapere di far cominciare una gara o segnalare un’azione; sono lontani i tempi dei messaggini acquistati per avere notifiche in diretta tramite sms sui cellulari non ancora "smart"; diventano lontani anche i tempi dei siti esterni con le personalizzazioni dei suoni dei gol, che davano una mano a sopportare l’inedia di un sabato particolarmente poco movimentato.

Se è vero che tutto è già scritto nel mondo razionalissimo e aprioristico di Hattrick, certo è che il buon Ernia si sarà meritato, finché sarà in onda, un posto speciale nella storia del giuoco. Forse diventerà ancora più arguto nei commenti, riuscirà un giorno a fare un’analisi dettagliata nel post-gara, chissà che un giorno non gli si potrà dare addirittura voce. L’unica cosa che c’è da sperare è che non diventi come i telecronisti "reali", quelli vittime del loro stesso ego, che non ci proponga un hattrick-tech, che non si lanci nelle interpretazioni delle intenzioni arbitrali, che insomma, rimanga un po’ tonto com’è piuttosto che essere fintamente intelligente.

P.s. Per scrivere quest'articolo non è stato maltrattato nessun LA, che sono quelli che per nostra fortuna danno "voce" al nostro Ernia.

Steno Kriek

2019-04-30 18:56:46, 443 views

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